
Questa mattina, 18 ottobre, l’avvio del processo a carico dei 13 esponenti del Veneto fronte skinheads è stato rinviato per la terza volta consecutiva.
La motivazione è tecnica: il rinvio di oggi (l’ennesimo) è dovuto a una istanza presentata dalla giudice Alessandra Mariconti con la quale ha chiesto al presidente della Sezione penale del Tribunale di assegnare il processo ad altro giudice a causa del ruolo troppo carico che le impedisce di seguire tale processo. Il presidente della Sezione Penale del Tribunale, preso atto, ha assegnato il giudice Emanuele Quadraccia con udienza fissata al 9 novembre. Il rinvio di oggi (per fortuna brevissimo) non mette comunque a rischio i termini di prescrizione.
Si stenta a credere che in uno stato democratico e di diritto si possa arrivare a simili esempi di inefficienza. Eppure è ciò che stiamo sperimentando anche a Como.
Ma la valutazione di quanto accaduto deve essere politica: a quasi quattro anni dai gravissimi fatti del 28 novembre 2017, e a pochi giorni di distanza dagli altri ancor più gravi fatti di Roma, con l’assalto alla sede nazionale della Cgil, le istituzioni – compresa la Magistratura, nella sua espressione locale – non vogliono prendere coscienza dell’esistenza di un preoccupante fenomeno neofascista.
L’accertamento dei fatti non è in discussione: il Veneto fronte skinheads ha esplicitamente rivendicato l’azione contro Como senza frontiere fin dal volantino-comunicato letto durante l’irruzione all’assemblea della nostra rete. È invece sempre rimandato il giudizio su questi fatti come una violazione della legalità repubblicana, dello spirito e della lettera della Costituzione.
Il delirante comunicato di rivendicazione di allora continua a essere di riferimento alle azioni squadristiche contro i diritti di tutte e tutti, delle persone migranti come di quelle native, delle persone marginalizzate come dei lavoratori e delle lavoratrici. Il colpevole silenzio delle istituzioni (compreso il Comune di Como che pervicacemente si rifiuta di prendere posizione sull’antifascismo) continua a permettere il peggioramento della vita quotidiana.
Il prossimo 9 novembre saremo di nuovo in piazza per il definitivo avvio – si spera! – del processo, e alla cittadinanza chiediamo di essere con noi, non solo per chiedere un celere processo di primo grado, e non per tanto per sostenere Como senza frontiere, quanto per affermare tutti quei diritti che sono il vero obiettivo contro cui si scaglia chi irrompe e devasta. [Como senza frontiere]