
La Marcia di Como senza frotiere contro inumanità e la violenza assassina di chi vuole ancora finanziare azioni mostruose: respingimenti, torture, stupri uccisioni di migliaia di persone migranti a cui vengono negati basilari diritti ben chiaramente prescritti dalle norme internazionali. A Como in via Cesare Cantù il 22 ottobre si è svolta al mattino una manifestazione ampia e intensa dell’insieme delle associazioni, sindacati, partiti, organizzazioni religiose per dire ancora una volta No agli accordi Italia-Libia. Guarda l’album delle foto di Claudio Fontana, ecoinformazioni.
«Come in tante città d’Italia e d’Europa in questi giorni, siamo in piazza contro il rinnovo del Memorandum of Understanding tra le autorità italiane e libiche, rinnovo che avverrà automaticamente il 2 di novembre, a meno che una delle parti (il governo italiano o quello libico) non si opponga prima della scadenza, annullando così l’accordo. Prospettiva che appare alquanto improbabile visto l’attuale scenario politico, che certamente porterà alla proroga del Memorandum per altri tre anni, da febbraio 2023 a febbraio 2026.
La protesta – lanciata dal network europeo Abolish Frontex assieme all’assemblea Diritto di Migrare / Diritto di Restare, Mediterraneai S.H. e Solidarity with Refugees in Libya – è stata raccolta in diverse città in Europa e in Italia.
Le richieste avanzate dalle realtà promotrici sono la fine di tutti i finanziamenti e della cooperazione con la cosiddetta Guardia costiera libica, la fine della criminalizzazione del soccorso civile in mare e delle persone in movimento, la chiusura dei centri di detenzione libici, l’attivazione di una missione europea di salvataggio in mare, l’evacuazione di tutte le persone in movimento presenti in Libia verso i paesi sicuri dell’UE.
La situazione per le persone migranti – in Libia come in altre nazioni in cui sono state “esternalizzate” le frontiere della Fortezza Europa – è gravissima: detenute in orribili prigioni, sottoposte a ogni sorta di violenze, in balia di trafficanti e della cosiddetta guardia costiera, finanziata da un’enorme quantità di soldi europei.
È importante inserire il Memorandum Italia-Libia nel contesto della vasta politica europea di respingimento ed esternalizzazione delle frontiere. Infatti, come denuncia anche l’ong Sea Watch, è spesso proprio l’agenzia europea Frontex a fornire le coordinate alla guardia costiera libica per effettuare i respingimenti in mare, che sono stati 16.500 solo nel 2022 e almeno 80 mila dal 2017. A tal proposito, il 5 ottobre è partita l’ennesima investigazione del difensore civico europeo contro l’agenzia europea di guardia delle frontiere, provando a far luce sui training formativi e sulla sorveglianza aerea effettuate da Frontex a supporto dell’Amministrazione Generale per la Sicurezza Costiera libica. Inoltre, è bene ricordare che l’azione italiana ed europea non si limita a finanziare le capacità e le infrastrutture di respingimento dal Mediterraneo alla Libia e di detenzione, ma si spinge ancora più a sud, supportando direttamente anche la “difesa” del confine meridionale del paese. Questo significa altre deportazioni e altra morte, stavolta nel deserto: il Sahara, sotto la cui sabbia non si contano i corpi, è oggi un cimitero più grande del Mediterraneo, e per l’UE Agadez è divenuta nevralgica almeno quanto Tripoli.
Grazie al lavoro investigativo di molte Ong indipendenti come Amnesty International, alle testimonianze di chi arriva in Italia, ai movimenti locali e internazionali, alle inchieste giornalistiche, dopo cinque anni dalla legge Minniti-0rlando possiamo dire che della Libia sappiamo tanto, se non tutto. Sappiamo cosa succede nei centri di detenzione, sappiamo delle torture, dei respingimenti violenti, della tratta, dei lavori forzati, delle violenze sessuali, delle uccisioni di massa. Sappiamo anche che questo è costato ai contribuenti italiani quasi un miliardo di euro, solo per quanto riguarda le missioni militari. E proprio perché sappiamo tutto, non possiamo farci ingannare da posizionamenti politici ambigui e voti farisei.
Il Memorandum Italia-Libia è il lato più oscuro e violento delle politiche (o meglio delle “non-politiche”) italiane ed europee sul fenomeno delle migrazioni, ancora improntato sulle falsità dell’“invasione” e dello “scontro di civiltà”.
Esprimersi contro il Memorandum significa sostenere un approccio umano e responsabile verso le persone migranti, significa mettere al centro il riconoscimento dei diritti sanciti dal diritto internazionale e dalla Costituzione Italiana. [Como senza frontiere]
Aderiscono alla rete Como senza frontiere: Aifo Como, Anpi Monguzzo, Anpi provinciale Como, Arci Como, Arci-ecoinformazioni, Associazione artistica Teatro Orizzonti inclinati, Associazione Culturale Territori-Natura Arte Cultura, Associazione Migrante Como-Milano, Associazione Par Tüc, Associazione Luminanda, Baule dei suoni, Cgil Como, Comitato comasco antifascista, Comitato Como Possibile Margherita Hack, Como accoglie, Cooperativa Garabombo, Coordinamento comasco per la Pace, Coordinamento comasco contro l’omofobia, Donne in nero Como, Emergency Como, +Europa Lario, Giovani comunisti Como, I Bambini di Ornella, Baule dei suoni, Italia-Cuba Como, L’altra Europa Como, L’isola che c’è, Libera Como, Medici con l’Africa Como, Missionari comboniani di Como e Venegono, Potere al Popolo Como e provincia, Prc/Se provinciale Como, Scuola di italiano di Rebbio, Sinistra Italiana Como, Unione degli studenti Como, Volontari della Parrocchia di Rebbio, tante e tanti altri.
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