Venerdì 1 ottobre si è svolta una manifestazione a palazzo Marino (Milano) contro l’ingiusta condanna in primo grado dell’ex sindaco di Riace Mimmo Lucano a 13 anni e 2 mesi.

Facciamo un passo indietro. Riace è un piccolo comune calabrese che ha assistito a un consistente spopolamento della comunità locale nel periodo del secondo dopoguerra. Il sindaco di allora Domenico Lucano (detto “Mimmo”) ha dato il via a una politica volta all’accoglienza di migranti sbarcati sulle coste limitrofe, iniziata nel 1998, quando arrivarono più di duecento profughi curdi tra cui 66 uomini, 46 donne e 72 bambini. Il processo contro Mimmo Lucano e altre 26 persone si è aperto l’11 giugno 2019, ed è finito pochi giorni fa, quando giunge la sua condanna in primo grado di giudizio nel processo “Xenia” dal tribunale di Locri che infligge 13 anni e due mesi di reclusione all’ex sindaco, accusato di associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina a truffa aggravata, peculato, concussione, favoreggiamento personale, malversazione ai danni dello Stato, falsità ideologica, turbata libertà d’incanto, abuso d’ufficio, mancato rispetto del Testo Unico sull’immigrazione e del Codice dell’Ambiente.

Piazza della Scala si è colorata delle bandiere delle tante associazioni che hanno partecipato al presidio tra cui Arci Milano, Lodi, Monza Brianza, Acli Milano, Anpi Milano, Cgil Milano, Libera Milano, Casa Comune, Festival Diritti Umani, I Sentinelli di Milano, Resq – People saving People, Anolf Milano, Anolf Lombardia, Costituzione bene comune e Mediterranea Saving Humans. Tutte riunite davanti alla sede del consiglio comunale di Milano, che ha già espresso la sua solidarietà all’ex sindaco di Riace. Un’altra occasione per ribadire la necessità di leggi che affrontino il fenomeno migratorio, senza sacrificare centinaia di vite umane o punire chi non si sottrae dal metterle in salvo. Cori come “Una voce da Milano, giù le mani da Lucano” e “Siamo tutti Mimmo Lucano” animavano la piazza, e volantini, adesivi, bandiere e striscioni esprimevano voglia di pace e unione contro ogni forma di violenza e ingiustizia. Perchè ingiustizia significa assolvere atti mafiosi e condannare comportamenti di solidarietà. [Mara Cacciatori, ecoinformazioni]
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